Diario di viaggio

Ottobre 2014 - Missione umanitaria in Togo

Ho sempre desiderato di voler intraprendere un’esperienza da volontario civile rivolta al sociale, considerando l’iniziativa utile agli altri e, perché no, anche a me stesso. L’anno scorso mi si è presentata l’occasione di unirmi all’associazione mantovana Mile Onlus in una delle sue missioni umanitarie in Togo.
Volevo rendermi conto personalmente, non solo attraverso la lettura, delle reali condizioni di vita in Africa, presentandomi all’appuntamento ricco di entusiasmo. Zaino in spalla, il 12 ottobre sono partito alla volta di Lomè, capitale del Togo, in compagnia di due magnifiche persone, Nicola e Claudio, rappresentanti dell’associazione. La Mile Onlus compie un intervento diretto onde evitare qualsiasi motivo di lucro: prevede, ad esempio, che i soci non godano di alcun genere di rimborso, in modo tale da evitare che i fondi dell’associazione vengano mal impiegati, a partire dai membri stessi. Per quanto riguarda il loro operato in Togo esso è rivolto a svariati progetti, siano questi di loro iniziativa che a soddisfare le richieste del gruppo di suore Marianiste a cui sono appoggiati, le quali, vivendo in loco, conoscono meglio di chiunque altro quali siano i reali bisogni della popolazione. Più volte l’anno, quest’associazione, invia loro dei container carichi di beni di prima necessità ed altri, carichi di materiale necessario alla realizzazione dei progetti. I soci poi, a gruppi, due o tre volte l’anno, si recano nel paese e con il materiale (legno, ferro, cavi elettrici…) inviato precedentemente, si possono adoperare per terminare gli obiettivi. Nel corso di questi anni hanno costruito una chiesa, un asilo, una scuola, un’ospedale e una casa per coloro che ne avevano bisogno. La missione a cui ho preso parte ha avuto una durata complessiva di 15 giorni, precisamente dal 12 al 26 ottobre 2014, durante i quali, il nostro lavoro si concentrava sostanzialmente tra le nove di mattina e le sei del pomeriggio.

Gli obbiettivi principali erano:

• sostituire le batterie di un impianto fotovoltaico precedentemente realizzato dall’associazione stessa nella corte delle suore di Tchèbèbè, villaggio che si trova nel centro del Togo;

• installare un frigo ad energia solare, necessario, per conservare le sacche di sangue indispensabili per le trasfusioni a Kpatchilè, nel nord del paese, poiché sito in una zona parecchio distante dagli ospedali. Molti bambini, infatti, al di sotto dei cinque anni, se vengono punti da zanzare particolari, essendo malnutriti, non sopravvivono se non sottoposti a trasfusione.

Oltre al completamento dei progetti principali, ogni giorno venivamo coinvolti in lavori di manutenzione su richiesta delle suore, come mettere in sicurezza i cavi elettrici in un cortile di una scuola materna per evitare che i bambini si facessero del male, costruire dei pali per un essiccatoio, fare delle gabbie per i conigli, rilegare libri scolastici… Molte sono state le occasioni che mi hanno permesso di confrontarmi con la popolazione locale, sia durante che dopo il lavoro, ed ammetto che, anche se appena sceso dall’aeroporto ho pensato di essere finito in luogo dimenticato da Dio, alla vista di una così vasta povertà e miseria, è bastato poco per ricredermi. Dovendo spostarci all’interno del paese ho potuto constatare che esiste un’unica strada asfaltata lunga più di 540 km che lo attraversa da nord a sud, così dissestata e talmente piena di buche che se ci finisci dentro, oltre a rompere il mezzo, rischi di dover aspettare l’arrivo dei soccorsi anche per giorni. Questa strada è in tali condizioni a causa della carenza dei trasporti, infatti i camion che la percorrono sono oltremodo carichi, ad un punto tale che con il loro peso la deteriorano.
Usciti da Lomè e procedendo verso nord le condizioni di quest’ultima non fanno altro che peggiorare, sui bordi di essa si alternano baldacchini in legno con funzione di negozio a mezzi di trasporto abbandonati. Ogni 10 km si trovano villaggi che puoi riconoscere dalla presenza di mercatini sulla strada, dove vengono venduti alimenti di produzione agricola, prima fonte di guadagno del paese, ove si recano giornalmente, percorrendo tale distanza a piedi, donne provenienti dai villaggi circostanti, portando con se, talvolta, anche fascine di legna ed enormi contenitori d’acqua! Un gesto che resterà indelebile nel mio cuore è stato quando, giunti a Bojondè, le donne del villaggio, resesi conto di quanto soffrissi il caldo, hanno messo insieme i pochi spiccioli a loro disposizione per offrirmi una lattina di freschissimo pompelmo. Durante la mia permanenza sono stato travolto da un’alternarsi di emozioni, la pena inizialmente provata nei loro confronti ha successivamente lasciato spazio allo stupore e all’ammirazione nel vedere quanto la povertà della loro condizione di vita comunque non fosse in grado di togliere loro il sorriso e la voglia di vivere. Sono tantissime le cose da dire al termine di questa breve, ma per quanto intensa, ai miei occhi infinita avventura. Non posso fare altro che ringraziare l'associazione Mile Onlus per avermi dato la possibilità di poter vivere tutto questo. Ringrazio Nicola e Claudio, miei due compagni di viaggio, persone di fronte alle quali non posso che provare ammirazione, degne della mia più totale stima, già solo per il fatto che rinuncino agli unici momenti della loro libertà nel loro ambito lavorativo e alle ferie, per non perdere l'occasione di andare in Togo e rendere disponibili le loro conoscenze ed il loro enorme cuore per aiutare quelle persone da tanti anni.
Ringrazio le suore Marianiste, che ci hanno fatto sentire a casa in un posto che di casa non ne aveva nemmeno l’ombra. Infine ringrazio la gente del posto che ho avuto la fortuna di conoscere, che mi ha insegnato tante cose, per noi forse banali, alle quali non avevo molte volte dato tanta importanza. La cosa che più mi ha lasciato sorpreso è stato, in quel teatro di povertà materiale, dove a differenza nostra quella gente non ha davvero, ma dico davvero niente, il vedere tanta semplice ma per questo vera serenità e tanta solidarietà tra le persone, dove chi ne ha la possibilità, dà ciò che ha all'altro senza chiedere nulla in cambio, nella speranza di rendersi utile e per rendere l'altro più sereno; mentre qui, in tanta abbondanza materiale, dove la possibilità di aiutarci a vicenda ce l'avremmo tutti, si cerca solo di aumentare la propria ricchezza, e non vi è cosa più triste. Dovremmo tante volte ricordarci che nella vita non c'è solo il ricevere, bensì, per rendere anche la nostra stessa vita più felice, basterebbe qualche volta dare, senza pensare ai benefici che ne possiamo trarre, semplicemente dare con il cuore, perché si vuole farlo! Si sente spesso dire che chi meno ha, più è felice, ma quando lo vedi con i tuoi occhi, ha un sapore diverso.

Nicolò Solazzi

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